Il cuoco egoista


Questo week-end è stato ricco di momenti di condivisione… di momenti emozionanti che ci sono stati regalati dall’imminente Natale in arrivo… Come genitori della scuola Steiner-Waldorf di Reggio Emilia siamo stati invitati dal nostro collegio insegnanti alla consueta recita di Natale sulla Natività. Ogni anno questa rappresentazione, messa in scena proprio da loro insegnanti, è un momento toccante, che puntualmente mi fa versare qualche lacrima e che serve ad ognuno di noi, piccolo o grande che sia, per scuoterci un po’ nel ricordarci che è proprio quasi Natale!!

Poi, il giorno successivo, domenica, siamo stati deliziati da uno spettacolo di danze, canti e musica preparato impeccabilmente dalla classe del mio bimbo, guidata dalla super maestra Micol.  Abbiamo condiviso pranzi, merende e come al solito, ogni volta che ci si ritrova insieme, si mangia, si sperimentano ricette e si parla (tanto) di cucina.

Poter parlare di cucina è uno strumento importante…. negli anni ho notato come, anche quando tra due persone non si è ancora instaurata una certa confidenza o intimità, tale argomento sia una via preferenziale per rompere il ghiaccio. E’ sorprendentemente bello quando una persona poco conosciuta ti rivolge la parola e ti chiede: “ma questo piatto lo hai preparato tu? buono! vorrei la ricetta!”.  A questo punto la distanza tra te e lei si azzera. Si inizia a parlare della ricetta, del come ti è venuta, della sua storia, della nonna che la faceva quando eri un ragazzino, del fatto che non è venuta proprio perfetta perchè ti mancava quell’ingrediente… e l’altro ti dice che infatti gli ricordava proprio un antico sapore di casa, che vorrebbe sapere come proporla lui stesso, che spera non sia troppo difficile e via così, col tempo che passa a chiaccherare.

Non c’è gioia più grande del fare un complimento ad un altra persona per un suo lavoro ben fatto: riuscire a complimentarsi senza invidie o gelosie, col cuore pulito e sincero. Fare questo è un dono per gli altri e anche per se stessi.  E non c’è cosa più bella che ricevere tali complimenti, perchè in questa condivisione ci si sente capiti e, in fondo, amati.

A questo punto, il mondo si divide in due gruppi:

quelli che danno la ricetta e non vedono l’ora che l’amico la provi per vedere se rimane soddisfatto, che lo implorano di scriversela, per paura che andandola a rifare a memoria  saltino un pezzo saliente, che magari consigliano pure la marca migliore d’ingredienti da prendere

– e quelli che non danno la ricetta, tergiversano, se la danno la cambiano un po’, omettono volontariamente un passaggio fondamentale, dicono che tanto la si trova su tutti i libri o su internet, prendono tempo affermando che poi te la faranno avere, un giorno…

Coloro i quali appartengono al secondo gruppo li ho soprannominati i cuochi egoisti. Il mondo pullula di queste figure (sopratutto tra veri e propri cuochi di professione). Sembra che siano più preoccupati del know-how da proteggere che del godersi la magia del riconoscimento ottenuto. Non glorificano il lavoro ben fatto, sono troppo presi a guardarsi alle spalle. Sembrano ripetersi tra sè e sè: “la dura fatica di arrivare ad una ricetta perfetta l’ho fatta io e se qualcuno vorrà arrivarci, dovrà faticare pure lui!”. Magari penserete che in parte hanno pure ragione… che i segreti di un cuoco devono rimanere tali, altrimenti tutti potrebbero riprodurre le sue ricette e la sua bravura e originalità andrebbero perdute.

Ora invece vi dico cosa penso io.

Innanzitutto mi entusiasma l’idea di avere una “buona cosa” e poterla donare a qualcun altro. Coltivo la generosità di cuore da tanti anni e, pur non riusciendo sempre a darle ascolto, ho verificato sulla mia pelle che è un nutrimento grandissimo quello che ricevi in cambio quando la porgi. L’immagine che ho è che un buon cibo riscaldi l’animo di chi lo mangia e mi riempie di gioia contribuire a questo, anche se solo per il semplice fatto di aver dato a qualcuno la possibilità di imparare una ricetta. Inoltre mi piace l’idea che una persona mi dedichi un pensiero mentre cucina o mentre assapora il piatto preparato e magari, la volta successiva in cui ci si incontra, mi racconti come sono andati i suoi esperimenti e progressi culinari. Credo infatti che un pensiero rivolto a noi sia un regalo semplice, ma prezioso da ricevere.

In secondo luogo, nel proteggere la propria ricetta e mantenerla segreta vi colgo un aspetto di grande insicurezza personale. Sarebbe come pensare che, con in mano quella ricetta, chiunque potrebbe riprodurla esattamente così. E allora dove sta la bravura di un cuoco? Nel tener ben nascosti i propri segreti professionali? Chi s’intende di cucina sa che la stessa ricetta cucinata da 2 mani differenti produrrà risultati differenti. Sa che nel cucinare una torta si ottiene un risultato che è l’unione sia degli ingredienti materiali, che dell’energia di chi la cucina, della sua forza nel mescolare, del suo buonsenso nel calibrare le consistenze, i sapori, nel rispettare i tempi di lavorazione del prodotto.

Mio marito, quando la sera si siede a cena, sa dirmi perfettamente, ogni volta che assaggia qualcosa, se la preparazione è stata eseguita da me o, ad esempio, da Silvia (l’altra sister). Conosce la mia mano, così bene da non sbagliare mai…

Alla lunga, nessun egoismo paga, ma a maggior ragione in ambito culinario, in quanto in gioco c’è proprio il nutrimento.

Come il giardino del Gigante egoista, quando quest’ultimo aprì il proprio cuore all’amore e alla condivisione, potè rifiorire, così immagino possano fiorire la cucina e la creatività di ogni cuoco che dona il proprio sapere e la propria esperienza agli altri.

Francesca