Junk food


 

Oggi su Repubblica è apparso un articolo molto interessante: parla del cibo spazzatura e della percentuale sempre crescente di adulti e bambini obesi nel nostro paese. Il Ministero della Salute sta infatti pensando di tassare,  come già accaduto in paesi come Francia e  Stati Uniti, quei prodotti industriali sovraccarichi di grassi, zuccheri o troppo salati . In Francia sono stati tassate con un aumento dell’iva alcune tipologie di snack, in America le bibite gasate e in Gran Bretagna sono state vietate le pubblicità di merendine su tv e giornali. Il problema del sovrappeso e di tutte le patologie ad esso correlate inizia a farsi sentire, sulla spesa pubblica per la salute, nelle tasche della maggior parte degli stati. In Italia poi vantiamo il primato di bambini obesi nella fascia di età tra i 6 e i 9 anni, rispetto al resto d’Europa.

Questi sono i dati eclatanti, conclamati, senza soffermarsi su tutti i problemi di salute che genera indirettamente una dieta scorretta e poco attenta alla qualità degli alimenti. E’ strano come per la maggior parte delle persone la salute sia scollegata dalla dieta quotidiana: è così per gli ipertesi, per i diabetici, per quei genitori i cui bambini sono perennemente malati e consumano una media di 4,5 confezioni di antibiotici l’anno, per chi è sempre stanco, per chi è depresso, per chi soffre ripetutamente di infiammazioni agli organi interni, per chi non digerisce il cibo che mangia e deve integrare  la maggior parte dei pasti con un alkaseltzer….

Eppure sembra che oggi gli stati stessi si siano resi conto della gravità del problema e sotto la spinta econonomica (perchè ormai lo abbiamo capito, è l’unico imput che veramente fa muovere il tutto) iniziano a chiedersi come correre ai ripari.

Accettando pure che per uno stato l’esigenza di una maggior attenzione all’alimentazione nasca da far quadrare meglio i conti, quello che è stano è che nelle persone, nelle singole persone,  l’amor proprio, il bisogno di preservare i propri figli, la difficoltà di vivere una vita disagevole, non siano motivi sufficienti per cambiare direzione di marcia.

Reputo abbasta umiliante che lo stato debba impormi una tassa maggiore  su di un cibo che  per me è potenzialmente un veleno per dissuadermi dall’acquistarlo.

Questo non succede ovviamente solo in quest’ambito, ma in tanti altri della nostra vita e rispecchia il bisogno urgente che abbiamo di risvegliare le nostre coscienze, di fare di ogni nostra azione quotidiana una vera scelta.

Francesca