Il gelato fa bene?
...in risposta ad un’amica che non riesce a capacitarsi del perché io dica ai nostri figli che i gelati fanno male…
Tutta la discussione è partita un pomeriggio a seguito della mia affermazione: “oggi ragazzi niente gelato, lo avete mangiato pochi giorni fa ed il gelato fa male”. Poco dopo dalla mia amica, mi è stata posta la domanda: “ Ma perché fa male? Non riesco a capacitarmi del perché tu dica con così tanta sicurezza che il gelato fa male…”
La mia risposta in quel momento è stata dura e inequivocabile:”fa male perché è un cibo spazzatura e non serve certo che ti elenchi tutti gli ingredienti (zucchero, conservanti, coloranti, latte e uova sicuramente non biologici e tanti altri ancora) presenti nel gelato. E così, zittendo tutti i presenti la discussione si è conclusa e la mia immagine di mamma rigida, integralista e militaresca si è ancora una volta confermata alla grande. Arrivata a casa però ho sentito il bisogno di spiegare meglio, forse anche a me stessa, cosa c’era dietro alla mia posizione e così, obbligando i bambini a giocare a memory e a non disturbarmi per una mezzora ho scritto di getto quanto segue:
Su quali basi si definisce un cibo buono o non buono per la nostra salute?
E’ dura capirlo ed in anni ed anni di studi e letture (universitarie, scientifiche, ma anche divuglative), mi sono imbattuta nei piu’ disparati commenti. Leggendo libri di macrobiotica mi sono terrorizzata al pensiero che se avessi consumato per 7 giorni consecutivi una melanzana o un pomodoro avrei rischiato di lasciarci le penne, oppure leggendo testi sul digiuno sono rimasta perplessa nello scoprire che interrompendo un digiuno con un apparentemente innocuo dattero (iper calorico, una bomba di energia!) sarei potuta saltare in aria come un palloncino. O ancora, mi sono ritrovata tra le mani libri di ayurveda, assorta a riflettere per giorni su quale fosse il mio dosha predominante e su quale cibo, di conseguenza dovessi assumere o evitare.
Purtroppo oggi vogliamo soluzioni immediate ai nostri problemi, non vogliamo misteri, vogliamo verità, possibilmente ben confezionate e comode da raccontare agli altri e a noi stessi. Ma queste verità non ci sono. Può essere così semplice? Cosa vi è nascosto dietro il nutrirsi, cioè quell’atto creativo che seleziona materia grezza del mondo e la trasforma in noi stessi?
Nel libro di un grande maestro lessi una definizione interessante di medicina. Spiegava che nella scala dei gradi di medicina, quella sintomatica è il gradino meno evoluto. Poi seguiva quella profilattica, preventiva, quella socio-morale educativa, che abbraccia tutte le sfere del benessere di un individuo, quella filosofica che racchiude un percorso di vita prescelto che igienizza anche il pensiero e all’ultimo gradino la MEDICINA SUPREMA, cioè quel sapere proprio del malato stesso che come scopo nella vita ha quello di scoprirsi e di conoscersi. Nell’atto di scoprirsi e conoscersi scopre la vita e il mondo intero. In questo processo si guarisce; con questa medicina si cura qualsiasi malattia.
Credo che per l’alimentazione valgano un po’ le stesse premesse: Ci sono diversi livelli di alimentazione.
- Si mangia per colmare vuoti nello stomaco, quindi per rendere silente il senso della fame.
- Si mangia per lenire ferite emozionali o per ricercare sensazioni di piacere.
- Si mangia per rinforzare la propria identità nel sociale e per adempiere a ruoli relazionali.
- Si mangia per nutrire il corpo con elementi utili al suo buon funzionamento.
- Si mangia per nutrire sia il proprio corpo che la propria interiorità, ascoltandosi ed imparando a conoscersi sempre un po’ di più.
- Si mangia per relazionarsi al mondo e a se stessi con un atto consapevole che porti ad un’ evoluzione interiore e del mondo intero.
Quindi iniziamo a chiederci non solo cosa mangiare ma anche come e perché mangiare…
Diciamocelo: sarebbe bello poter dire a tutti indistintamente cosa è giusto o meno mangiare, ma correndo quale rischio?
Sembrerebbe quindi che non esistano linee guida o consigli sicuri da seguire, ma fortunatamente così non è: anche senza voler per forza sposare una determinata cultura alimentare, esistono regole generali che tutte le discipline promuovono, che possono darci un’idea di cosa sia proprio da evitare, per esempio: hai mai trovato qualcuno (che sia macrobiotico, vegano, igienista, oncologo, ricercatore scientifico,fans della dieta a zona….) che difenda a spada tratta lo zucchero bianco come un alimento imperdibile per una buona alimentazione?
Oppure qualcun altro che dica che bere alcool tutti i giorni sia la panacea ad ogni male? Che farina e pasta bianche siano iper nutrienti? Che carni e latticini provenienti da animali imbottiti di medicinali che vivono in mezzo metro quadro per tutta la vita debbano essere consumati regolarmente per una salute infallibile?
In definitiva questi sono i motivi per cui sostengo con fermezza che il gelato non può essere definito un cibo sano, in particolar modo quelli confezionati. Detto ciò, una volta ogni tanto un gelato artigianale può essere un piacere da concedersi.
Ammettiamo pure che siamo tutti molto lontani dal concetto di MEDICINA ASSOLUTA, almeno però prendiamoci l’impegno e la responsabilità di iniziare un percorso che ci porti ad applicare poche regole che ormai TUTTI si sentono di condividere.
Così facendo, tante risposte alle nostre domande nasceranno spontaneamente dentro di noi e scopriremo forse che la qualità del cibo che mangiamo influenza la qualità delle nostre azioni, sensazioni, pensieri ed in definitiva, di chi siamo veramente.
Francesca
Commento volentieri anche questo post visto che l’attenzione verso una corretta alimentazione fa parte delle mie priorità da svariati anni a questa parte. Il gelato, per quanto artigianale e genuino possa essere, è difficile da catalogare come un alimento sano e nutriente. Di sicuro non lo consumerei costantemente.
Tuttavia, di tanto in tanto, e qui bisogna essere bravi a interpretare bene che significhi “di tanto in tanto” un gelato gustoso non me lo farei mancare, e te lo dice un mezzo “Talebano” del salutismo 🙂
Chiaro però che se sull’altare dell'”una volta ogni tanto” un giorno mangio il gelato, un altro mangio la merendina, un altro ancora mangio il torrone, ecc. combino un bel pasticcio!
@Livio
Ciao Livio! Penso che se con “alimento” si intende qualcosa che ci dà più di quello che ci toglie, allora senz’altro il gelato non solo non è nè sano, nè nutriente, ma nemmeno è da considerare “alimento”: leggendo , tanti anni fa, ero rimasto molto colpito dal fatto che zucchero e latte, tante per dirne un paio, non sono nemmeno classificabili come alimenti, proprio con questa motivazione.
Era stato un duro colpo, per uno che passava spesso e volentieri qualche serata a parlare con gli amici davanti a…un paio di kg di gelato! 🙂
Se si fa il bilancio degli effetti collaterali dovuti agli ingredienti (Acqua, zucchero, frutta o latte) c’è da mettersi le mani dei capelli (che probabilmente non ci sono più, proprio a causa di zucchero e frutta! :-p)
Se invece si intende il gelato per quello che è, ovvero qualcosa inventato per il puro piacere sensoriale, allora tutte le motivazioni più “elevate” cascano. E quindi… pazienza, un gelato non è certo la fine del mondo! Figuriamoci! Cum grano salis, si intende… 🙂
@Francesca
Grazie per le riflessioni e per aver tirato in ballo QUEL “grande maestro”! A differenza del SUO maestro, che ci andava molto più pesante (e che per questo motivo, confesso, preferisco sotto molti aspetti… “il medico pietoso…” ;-p), lui ha reso digeribili per tutti alcuni concetti essenziali di salute, medicina ma soprattutto filosofia, che credo sia la più grossa carenza attuale dei vari esperti, medici, dottori, ecc. che si occupano di alimentazione e salute.
Credo che moltissime persone, per esempio tra quelle che l’altro giorno erano presenti ad ascoltare Berrino qui a Reggio, già pronte al cambiamento ma che non sanno come farlo, se semplicemente LEGGESSERO una volta alcune sue pagine relative allo sviluppo progressivo della malattia, o alle tappe di sviluppo del giudizio e della malattia, cambierebbero da un giorno all’altro, in meglio, in maniera profonda.
C’è da rimboccarsi le maniche… 🙂
Ciao!
Scusate, ho fatto disastro con l’HTML…
Il libro era ovviamente Sugar Blues, di William Dufty. Ciao!