La fatica di essere congruenti


Da più parti mi sono saltati addosso per tutta la giornata di ieri pensieri su quanto sia difficile a volte mantenersi congruenti a quello in cui si crede.

Partiamo dall’inizio… Oggi mentre mi asciugavo i capelli (amo leggere mentre mi asciugo i capelli, nessuno mi disturba perchè tanto sono in un meraviglioso ronzante isolamente acustico) ho dato una riletta ad alcune parti del libro “Scegli ciò che mangi”, di Anna Villarini, editore Sperling & Kupfler.

Nonostante l’avessi già letto, la storiella dell’esperimento sulla rana (esperimento condotto nel lontano 1882 alla Johns Hopkins University) che apre l’introduzione dell’autrice, mi fa sempre un po’ riflettere…
Se già la conosci, forse fa riflettere anche te, se invece non la conosci, te la racconto…
Immagina un pentolone pieno d’acqua fredda nel quale nuota pacificamente una rana. Accendiamo un fuoco sotto alla pentola e la rana continua a nuotare, l’acqua diventa tiepida e la rana è pure contenta di questo tepore. La temperatura continua a salire e benchè ormai sia un po’ troppo calda, certamente più di quanto lei possa apprezzare, la rana segue a nuotare, un po’ ai bordi, così da non essere nel cuore del caldo. L’acqua ora però è davvero troppo calda ed è troppo faticoso nuotare, ormai le forze per reagire non ci sono più e la rana finisce semplicemente bollita. Lo stesso esperimento, condotto tuffando una rana dentro un pentolone di acqua già bollente, ha visto la suddetta rana schizzare fuori dall’acqua per sfuggire al pericolo.

Questo esperimento mostra come i cambiamenti, anche i più difficili da accettare, se affrontati gradualmente, possono essere accettati e tollerati semplicemente perchè sfuggono alla coscienza e al giudizio critico; non si crea alcuna reazione di opposizione soltanto perchè essendo impercettibili nel breve tempo, non scuotono a sufficienza la nostra coscienza.

Io credo che la nostra società sia un po’ quel pentolone e noi le rane che ci nuotano dentro… Dice giustamente la Villarini “Il continuo fluire di informazione da parte dei media satura i cervelli che non riescono più a discernere tra le innumerevoli notizie. In nome del progresso e della scienza, molti cambiamenti si effettuano lentamente ma inesorabilmente grazie anche alla complicità silenziosa delle vittime. Se non vogliamo finire bolliti, come la rana del primo esperimento, attrezziamoci a vagliare le informazioni che arrivano dal mondo e prepariamoci a dare un colpo di reni prima che sia troppo tardi.”

E questo discorso è più che mai valido per la nostra alimentazione.

Ma stasera è serata di storie… Te ne racconto un’altra, che sentii la prima volta tanti anni fa (quasi 20 ormai… accidenti…) e parla di una pulce, o meglio di come addestrare la pulce a non saltare più.
La pulce ama saltare, è nella sua natura, potremmo quasi dire che è nata per fare quello. Ma se vogliamo insegnarle a non saltare, dobbiamo soltanto metterla in un vaso con il coperchio, dopo un po’ di zuccate, imparerà a saltare un poco meno dell’altezza del coperchio, in modo da non zuccare più. A quel punto, si può tranquillamente togliere il tappo, con la totale certezza che la pulce non scapperà. E’ addestrata, le è stato dato un limite e lì si fermerà.

E questo è un po’ quello che ci succede nella vita di tutti i giorni, quando abbiamo degli slanci verso qualcosa, soprattutto nella giovinezza. Pieni di ideali nei confronti della vita, del mondo, delle relazioni, del lavoro a volte qualcuno mette un tappo sulla nostra testa, molte altre volte, purtroppo, siamo noi a metterci un tappo sopra la testa e poi semplicemente smettiamo di saltare, non ce lo ricordiamo nemmeno più quel tappo, nè che ci siamo zuccati, nè che un giorno ormai lontano amavamo saltare… semplicemente che ci tariamo su un livello più basso e quello diventa il nostro mondo. L’unico possibile. Per noi.

E anche in questo caso, questo discorso è valido anche per le nostre scelte quotidiane su come alimentarci: i nostri tappi sono le abitudini, le tradizioni familiari, le credenze nutrizionali, l’attaccamento a certi sapori, la comodità di certi cibi, la velocità di preparazione di altri…

In più vorrei aggiungere che è qualche settimana che mi indigno, e pure fortemente, ogni volta che passando per strada vedo un cartello pubblicitario del Conad che recita “Mamma, portami da Conad che ci sono i Puffi! Puffiamo la Natura”.

Mi indigno e mi chiedo “Perchè?!?!” Non bastiamo più solo noi adulti su cui fare leva?? No, ora puntiamo ai bambini. E non è il messaggio subdolo del gadget regalato con le merendine… è proprio il manifesto che parla ai bambini, attraverso un cartellone pubblicitario che ha tappezzato le strade cittadine. Sarà che i miei bimbi non guardano la televisione, e quella poca che guardano deve passare la mia censura personale (che implica ovviamente no pubblicità, per evitare cibi schifezza pieni di regali, e giocattoli privi di senso, per me ovviamente) per cui non mi sono mai posta così direttamente il problema. Ma questo caso è eclatante. Leggilo bene:”Mamma, portami da Conad, che ci sono i Puffi”. E’ un messaggio chiaro , esplicito, che si rivolge a una fascia di consumatori in erba, ma già belli svezzati al consumo.
E ci tengo a precisare che non ce l’ho con la catena di supermercati in questione, ce l’ho con un garante della tutela dei bambini che ovviamente non fa quello che dovrebbe fare, ossia tutelare i bambini dall’essere oggetto di manipolazione a fini puramente commerciali. Una società che consente questo, che lo accetta passivamente, mi ricorda tanto la rana crogiolantesi nell’acqua bollente…

Dopo tutti questi pensieri che mi hanno accompagnato per buona parte della giornata, mi sono recata, sempre con i bambini, che non potevano stare parcheggiati in macchina mentre io entravo, in un supermercato a prendere un paio di cose (nel reparto non commestibili, quindi dovevo attraversare una corsia sola e andare dritta al reparto casalinghi). Mia figlia Alice ha intravisto dei crostini, che ha assaggiato da un’amica e che le piacciono moltissimo. Era un po’ che mi chiedeva di prenderglieli e devo ammettere che li avevo anche cercati, avrei voluto leggere cosa contenessero e poi avrei deciso se prenderglieli o no… e avrei voluto fare tutta questa operazione preferibilmente da sola. Ma oggi li ha visti lei, e quindi ho dovuto fare questa valutazione con lei presente. Ho preso in mano il pacchetto e l’ho girato in cerca dell’etichetta degli ingredienti. Essendo io un po’ malvedente causa l’età che avanza, ho fatto pure fatica a leggere quell’etichetta scritta in caratteri minuscoli, ma ce l’ho fatta. E quel che ho letto è bastato per girarmi verso Alice e dirle, con una faccina mogia, che mi dispiaceva davvero ma che non potevo prenderglieli perchè gli ingredienti che li costituivano eravano di una qualità scarsa, contenevano degli additivi potenzialmente nocivi e che non avevano alcun valore nutritivo. Al che, un po’ mogia pure lei, ha detto “Ok mamma, ho capito” e credo abbia capito veramente.
Ho fatto fatica a dirle di no, era davvero tanto che li puntava… ma non sarei stata bene con me stessa se le avessi detto di si. Non oggi. Un giorno forse glieli prenderò, non amo essere rigida, sono una cultrice della morbidezza, ma una morbidezza congruente e cosciente, e non quella che ci fa dire sì solo perchè è più facile, o perchè non sappiamo… Oggi avevo la forza per sostenere il suo sguardo mogio, ma da bimba che aveva capito, e avrei avuto anche la forza per reggere un eventuale capriccio/ribellione al mio no.
Sono sincera, a volte è davvero difficile dire di no, anche perchè siamo talmente borbardati di messaggi fuorvianti che ci inducono dei finti bisogni, che in una giornata sono davvero tanti i no che ci si trova a dire; a volte sono tutti no ed è faticoso. Più i bambini crescono e maggiore è l’esposiszione e il confronto con il mondo e più forte diventa anche il loro bisogno di farne parte, di questo mondo, e spesso per farne parte occorre essere uguale agli altri… Ma oggi avevo la forza di spiegare il perchè no e di sostenerlo, serenamente, con congruenza e mordibezza. Oggi era un giorno speciale, forse… ma spero proprio di no, spero di averla spesso, questa forza, e di poter essere allo stesso tempo morbidamente congruente con ciò in cui credo. E in questo compito, il ruolo dei genitori è di una responsabilità totale… Una volta, una maestra del giardino d’infanzia della scuola Waldorf, durante una conferenza, ci disse che essere genitori non va d’accordo con l’aggetivo ‘comodo’. Credo che avesse profondamente ragione…

Giornata meditabonda dunque… e ora, per non smetter di pensare mi porto a letto il libro della Villarini e gli dò un’altra occhiata…

Buone elucubrazioni, mamme e non…

Silvia

 

PS: Giovedì 3 maggio, a Castelnuovo ne’ Monti (RE) presso la Sala del Consiglio, saremo insieme alla dott.ssa Paola Cerri e a Susan Reed, fiosioterapista e insegnante di Chi Kung, a parlare al ciclo di conferenze “Mecato e legami sociali”, nello specifico tratteremo il legame tra l’alimentazione e la salute in un conferenza dal titolo “Alimentiamo la nostra salute”.


E Martedì 8 inizierà il corso omonimo in 4 serate che si terrà a Leguigno (RE).

Di seguito i pdf del ciclo di conferenze VOLANTINO TRE SERE 2 e della serata A5 3 maggioc

 

 

 


Commenti (2)

  1. lorena

    Fantastico articolo…grazie!

    Sei una maga hai ascoltato il mio dialogo interno degli ultimi tempi!
    Conosco la storia della rana, (dovrei avere ancora il video da qualche parte ) e anche quella della pulce, hanno fatto riflettere molto anche me… Ultimamente ho avuto a che fare con i “puffi del Conad”, me ne ha parlato mio figlio (9 anni): “mamma al Conad ci danno le figurine dei puffi, sarà per farci fare la spesa li?” La mia risposta affermativa era già nella sua domanda…ed è stata una soddisfazione che stesse valutando…
    Mi piace che quando andiamo a fare la spesa e mi vedono leggere le etichette (anche per me con un po’ di fatica x l’età che avanza e i caratteri mignon!) mi chiedono se stò cercando la natura che fa bene alla pancia!
    E’ forse una banalità, ma colgo le sfumature che mi sottolineano che sono sulla buona strada, che sto dando ai miei figli la possibilità di scelta, di essere obiettivi, di valutare quello che si trovano davanti, (rispetto all’alimentazione ed altro…)
    E’ vero che a volte faccio fatica a dire di no … e mi piace tanto l’immagine della morbidezza congruente con ciò in cui credo, mi aiuta a sentirmi allineata…

    Grazie, avevo bisogno di queste sottolineature…Buonanotte!

  2. Mercedes Viola

    L’ho letto da qualche giorno questo articolo e non riuscivo a scrivere, e volevo dirvi che leggendovi, anche a te Lorena, mi sento meno sola.
    Ci sono giorni in cui, pur non essendo una talebana e concedendo qua e là degli strappi alla regola, i “no” che mi trovo a dire per colpa della continua offerta di gelati, biscotti, merendine, coca cola, focaccine, caramelle, ecc, sono troppo. E l’offerta non arriva solo di quelli che li vendono, ma anche da altre mamme, parenti, conoscenti, che di fronte al tuo primo “no” fanno alleanza con in bambini e tu sembri la fondamentalista che li fa’ soffrire.
    Per fortuna i nostri figli, come diceva Lorena, ci dimostrano ogni giorno, sottilmente, che i nostri sforzi non sono vani, che in fondo capiscono che è una cosa che ci fa del bene.
    Vi abbraccio!
    Buona serata

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