Idee piccole, umili progetti


I cambiamenti non partono da grandi gesti. I cambiamenti sono piccole, impercettibili differenze di sfumature che operano nel tempo e in silenzio.
Tutto cambia senza che ci si accorga di cosa sta cambiando. I grandi progetti diventano obsoleti, inadatti, prima ancora che si cominci sul serio a realizzarli. La realtà muta mentre tentiamo di comprenderla.

E’ sempre più difficile trovare idee piccole, umili progetti quotidiani.
Eppure i gesti minuti funzionano, sono catalizzatori dei grandi cambiamenti, ma nessuno sembra farci caso.

Le persone non hanno fiducia e hanno poca pazienza.
Se proponi una brusca e rapida sterzata appari credibile. La maggioranza è disposta a seguirti.
Se invece prospetti un piccolo passo da rinnovare ogni giorno tutti sbuffano, si spazientiscono.
Tutti pronti per le grandi fatiche, le sfide, tutti amanti degli strappi decisi. Nessuno disposto a confrontarsi con le resistenze quotidiane.
Nessuno disposto a trovare il coraggio ogni giorno del piccolo gesto, la forza della piccola fatica. “Sono un tipo poco costante io” sento ripetere spesso, come se la costanza fosse un carattere genetico, tipo il colore degli occhi. Per alcuni si nasce con una dose di costanza prefissata, un tot, e lo si consuma via via nella vita, come il tempo.

Parole come pazienza e dedizione fanno storcere il naso, suonano pallose e nostalgiche.

 

Questa torta è la quarta volta che provo a farla. C’era sempre qualcosa che non funzionava.
Ma io sono un tipo costante.
Finalmente ci siamo, è lievitata bene, è buona, è vegana, è integrale.
Soddisfa i requisiti. E’ cibo. Nutre.
Non alletta il gusto alterando la glicemia, non stordisce le papille con sirene chimiche. E’ onesta.
Non si scioglie in bocca, devi masticarla, il suo sapore cambia mentre i denti la triturano e la saliva la impasta. Si svelano gli ingredienti di cui è fatta, si dichiarano tutti, sinceramente.
Mangiarla è un’esperienza reale.

Anche prepararla è un’esperienza reale. Si toccano le farine, ognuna con diversa grana e consistenza. Si mescolano con l’aria perché la lievitazione risulti omogenea. Si lava la frutta e la si taglia a pezzi dopo averla snocciolata. Con la buccia perché è stata coltivata bene, senza forzature, è frutta pulita. Sono le prime albicocche e le prime ciliege della stagione, celebro la promessa d’estate che mi portano con gratitudine.

Le inforno, pensando a quanto è facile per me l’accesso al fuoco. Basta girare la manopola del forno. Non devo andare a raccogliere la legna e accendere il fuoco. La tecnologia ci permette di avere tempo a disposizione per vivere con pienezza ciò che facciamo.
Tempo di accorgerci di noi stessi e di quello che stiamo vivendo.
Il progresso ci ha facilitato la vita e ci ha regalato il tempo.
Noi tutti invece continuiamo a credere di non averne abbastanza.

Lorella

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Commenti (4)

  1. luciana

    Che belle parole! Che saggie riflessioni! Hai deciso che oggi vuoi nutrirci solo l’anima e quindi niente ricetta!
    Un abbraccio

  2. loredana fantini

    Lorella, la saggia! Mi piace iniziare a leggere e indovinare chi scrive. Parole che sembrano parlare di cibo per il corpo, e invece parlano di Terra, di Cielo, di Tempo, di Spazio, di Vita.
    Dietro ci sono uomini e di donne che si prendono cura della Vita e dunque l’elemento essenziale dei loro prodotti sarà sempre impagabile.
    Grazie

  3. lorella

    Grazie delle parole belle che scrivete, il prossimo post sarà la ricetta della torta di albicocche, lo prometto. Un abbraccio a tutti quelli che scrivono commenti, vi voglio bene!

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