La tv fa male tre volte


Non sono amante della televisione.

Non mi piace guardarla e non mi piaccio quando la guardo, perchè mi rendo conto che tende ad anestetizzarmi la coscienza. Il mio uso è occasionale, giusto un film una volta o due alla settimana, come potrebbe essere l’andare al cinema, se Livio ed io potessimo uscire più spesso e non avessimo il problema di a chi lasciare i bambini.

E sono contraria al farla vedere ai bambini. Anche per loro vale la regola di una mezz’ora una volta alla settimana e solo cose adatte e prive di pubblicità. Mia madre sostiene che io sia molto rigida a riguardo. Forse è vero, ma io sento molto forte la responsabilità di proteggere i bambini da quel vortice di informazioni (non solo commerciali) che li bombarda quando se ne stanno lì, inermi e rapiti, a guardare un cartone animato. Anche il più innocente di essi, penso alla Pimpa o ai Barbapapà o a Heidi (e qui si vede che io sono degli anni ’70!) li ipnotizza, seduti fermi e imbambolati, in una condizione di innaturale immobilità e di totale estraneità a se stessi e al mondo che li circonda. Basterebbe già solo questo a farmi sentire il teleschermo come qualcosa di cui diffidare… Se poi ci aggiungiamo che i piccoli non possono distinguere ciò che è vero da ciò che non lo è, che non hanno nessuna conoscenza del mondo e “bevono” tutto quello che arriva loro incontro perchè non hanno filtri con cui proteggersi, ecco che allora mi sento io in dovere di proteggerli e far arrivare loro solo ciò che possono metabolizzare, qualcosa che possa nutrirli e farli crescere, qualcosa che sia sano (e non parlo solo di cibo, ma anche di tutto quel nutrimento che cibo non è). Questa è la prima ragione per cui credo che la televisione faccia male.

In secondo luogo, il bambino che guarda molta televisione è sottoposto a una pressione pubblicitaria fortissima. Uno studio inglese pubblicato sulla rivista Pediatrics e che si trova tradotto in questo link evidenzia come i gusti alimentari dei bambini siano fortemente condizionati dalla pubblicità che vedono durante i cartoni animati. E se contate che nelle fasce orarie dedicate ai bambini il numero di spot di prodotti alimentari (merendine, catene di fast food, caramelle e chewingum, patatine, snack, bibite gassate, gelati, ecc…) è molto elevato (Ali Elliott del sito canadese AboutKidsHealth, scrive che in nord America la “quota” di spot che spingono alimenti per bambini ricchi di grassi e zuccheri arriva all’80 % del totale, con un ritmo di circa 11 réclame di junk-food all’ora), allora possiamo renderci conto di quanto i bambini siano in realtà in balìa di ciò che vedono sotto molti punti di vista.

Infine da una recente indagine di mercato è emerso come la stragrande maggioranza di persone che consumano cibi e bevade al cinema (popcorn e bibita è l’abbinata classica) sia composta da under 30. Quella generazione cioè che ha sperimentato una fruizione massiccia della televisione dall’infanzia in poi, abbinata alla presenza costante della televisione durante i pasti. Fateci caso la prossima volta che andate al cinema, difficilmente troverete persone adulte con i popcorn in mano. Come se l’abbinata cibo-schermo fosse un imprinting quasi inconsapevole… L’abitudine di consumare cibi davanti ad uno schermo rende l’atto dell’alimentarsi un fatto automatico e poco consapevole (poichè l’attenzione della persona è spostata fuori da sè, a ciò che sta guardando e ascoltando). Già al bambino piccolo, già dallo svezzamento, dovrebbe invece essere data la possibilità di prendere coscienza del momento del pasto, senza che venga distratto da cose esterne che gli fanno sì aprire la bocca con maggiore facilità, ma anche con totale assenza da sè, dal momento che sta vivendo e da quello che sta facendo, cioè dall’atto del nutrirsi. Le abitudini alimentari si creano poco a poco, giorno dopo giorno, e non è mai troppo presto per creare delle buone abitudini.

Anno nuovo, riflessioni nuove…

Che sia un anno di consapevolezze e assunzioni di responsabilità da parte di tutti noi, questo è il miglior augurio che sentiamo di farci e di farvi.

Buon 2012!

Silvia


Commenti (6)

  1. Mr. Alobeto

    bhe, sebbene negli ultimi 10 anni abbia fatto disintossicazione televisione, ed è stata quasi eliminata(a parte dei film), ritengo di essere uno di quei figli della televisione che dai 6/7 anni ai 18 ha fatto almeno 1 ora e mezza di “training televisivo” al giorno di media, che visto in 11 anni sono ben 6’000 ore. ragazzi ripeto, 6’000 ore (che se fossero state fatte di meditazione almeno)

    di danni sull’organismo direi di averne abbastanza 🙂

    per non parlare di quelli cognitivi…

    Siate buone mamme con i bambini, magari ce la fanno lo stesso!!!! e poi ci sarà internet ad attaccarli, il mondo, gli uomini…i vicini di casa.

  2. paola

    Ciao cara Silvia! Dici cose giuste, i tuoi bimbi sono ancor più protetti perchè sono inseriti in un ambiente assolutamente speciale, casa, scuola, amici, tutto è coerente e congruente. E loro quando saranno più grandi avranno un diverso approccio con tutto quello che ora è “ristretto”. Penso però alle difficoltà di quei genitori che vogliono educare limitando la visione della tivù, non assecondando le richieste commerciali pressanti dei propri figli che, pur non essendo direttamente bersagliati, vivono quotidianamente con coetanei che invece vedono “tutto” vogliono e ottengono “tutto”…. c’è il rischio di farli sentire “diversi”. Io sono stata una mamma di queste…e ho faticato proprio tanto, te lo posso assicurare. Ma lo rifarei! Ti abbraccio!!!

    • silvia braglia

      Ciao Paola!
      Come stai? E’ tanto che non ci vediamo! Che piacere aprire il sito stammattina e trovarti!
      Hai ragione su tutta la linea… Tanta fatica!
      Nonostante le nostre scelte siano condivise dalla maggior parte delle persone che ci sono vicine e siano supportate dagli ambienti che frequentiamo (scuola, asilo, amicizie…) è comunque difficile.
      E più i bambini crescono, più è difficile. Quando i genitori e la famiglia non sono più tutto il loro mondo, le domande che arrivano sono pressanti e il sentirsi diversi si fa sentire. Basta uscire appena dal giro, uno sport, o un’attività pomeridina qualsiasi, che il mondo è lì che ti aspetta, o meglio che li aspetta con tutte le mille inutili tentazioni, commerciali e non, alimentari ma non solo… Io cerco più che posso, con pazienza e amorevolezza, di spiegare il perchè di certe nostre scelte, ma non posso pretendere che vengano sempre comprese…
      La grande speranza che nutro è che i piccoli semi, che stiamo mettendo ora, possano un domani, passato il tunnel dell’adolescenza, attecchire e risvegliare, nei giovani adulti che saranno i nostri figli, domande e curiosità che li portino poi a scegliere la loro strada. Che siano realmente “liberi” di scegliere.
      Questa è la cosa che più di tutte mi auguro per loro e per tutti i bambini!
      Ti mando un abbraccio virtuale e spero di potertene dare presto uno vero…

  3. paola

    Ti racconto un pezzo della mia esperienza, Silvia.
    Ho faticato tanto, ma tanto, e ho tenuto duro per tutta la lunga adolescenza (credo iniziata a 6 anni e finita a 20…;-) ), ponendo paletti solidi per supportare le mie decisioni, e, laddove non riuscivo a fargliele capire dovevo imporgliele, ma ti assicuro che mio figlio era tosto quasi quanto me!
    Successivamente però ho felicemente riscontrato che i semi deposti, rinforzati e protetti, sono fertili dentro di lui, che è felice di averli ricevuti e poterli usare! Certo resta un ragazzo di quasi 25 anni, che continuerà a “imparare a forza di zuccate” come gli ho sentito dire, ma questo lo abbiamo fatto tutti!
    Sai, mi viene in mente che nel gennaio ’99, compilando il questionario del “Leadership Seminar”, avevo scritto che lo scopo della mia vita era “fare di mio figlio un Uomo libero”, e lui allora aveva 11 e mezzo.
    Nell’ottobre scorso, pur avendo un lavoro “sicuro” a due passi da casa, ha deciso di licenziarsi e tasferirsi a Londra, da solo si è trovato casa e lavoro ed è felicissimo di vivere là, e io, beh…dopo un comprensibile breve periodo di “lacrime in tasca”, sono estremamente felice di saperlo felice a creare la sua nuova vita. Sono stata a Natale da lui e ho potuto constatare che stà bene!
    Quindi, ho quasi timore di dirlo, ma ho realizzato lo scopo della mia vita!!!
    A quel corso avevo scoperto che lo scopo della mia vita era più articolato, ma includeva questo come prioritario!
    Certo il cuore di mamma un pochino, poco poco, lo vorrebbe vicino, ma grazie alla tecnologia ci videochiamiamo ed è meraviglioso!
    Quindi posso dirti che sono fiera di lui e di me!!!
    Un abbraccio a te e ai tuoi, venitemi a trovare che mi sono trasferita definitivamente a Lerici! Ciaooo

    • silvia braglia

      Che bello sentirti raccontare di tuo figlio… Me lo ricordo ragazzino. C’ero anch’io a quel leadership, forse ci siamo conosciute proprio lì… C’è molta “vita” in quello che hai scritto, che bel cammino che avete fatto… bravi!
      E’ raro che si venga a Lerici ultimamente, però magari, in primavera, un giretto in giornata… chissà…
      Ti abbraccio, a presto

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