Ma Gesù mangiava biologico?


Questa è stata la domanda che ieri in macchina mi ha posto mio figlio Emanuele di 10 anni. Io  ho iniziato subito a ridere e lui, molto serio, era incredulo di quella mia reazione. Tante cose emergevano dalla sua domanda: la sua ingenuità, il bisogno di conferme, la voglia di sentire che le scelte che gli vengono imposte sono giuste…

Mi sembrava così difficile rispondergli, sarebbe bastato un “mangiava biologico perchè a quel tempo tutto era biologico!”, ma sarebbe stato riduttivo…

Quello che avrei voluto dirgli in verità era che secondo me sì, Gesù, se vivesse nel nostro mondo di oggi, credo proprio che mangerebbe biologico. Gli avrei voluto spiegare che essere coerenti con se stessi è un grande impegno che spesso espone a critiche, sacrifici economici, ad essere giudicati e a volte derisi, ma che è la base essenziale per una vita degna… questo successe a Gesù nella sua breve vita, ma succede a volte anche ad Emanuele quando gli amici lo guardano strano con le sue “merende bio”, quando gli dico che non ci sono i soldini per andare in vacanza e lui mi risponde “allora andiamo a fare la spesa alla coop per un po’ così spendiamo meno e risparmiamo per andare a sciare”, quando sorride con il cuore triste di un bimbo che non può capire quando gli amici chiamano scherzosamente e bonariamente la sua mamma “Miss Vegan”.

Tra l’altro sarebbe bello estendere il discorso ad altri ambiti della nostra vita: infatti la consapevolezza alimentare è solamente una delle tante consapevolezze che potremmo arrivare a maturare in una vita…. ci si può risvegliare in ambito spirituale, in merito alla propria salute, in ambito politico, ecologico, sociale, pedagogico, emozionale, ecc ecc…

Quanto lavoro ci aspetterebbe se fossimo disposti ad aprire gli occhi!!

Quale occasione migliore di questa domanda per confidarsi con il proprio bambino in merito a tutte ciò… per spiegargli il perchè di quello che faccio ogni giorno. Sicuramente avrei voluto fargli notare tante cose: in questo momento Lorella ed io stiamo lavorando al “corso di cucina sul pesce azzurro” che si terrà dopodomani, Silvia è assente giustificata e le cose da fare sono sempre tante: preparare le ricette a puntino (in questo specifico caso una quindicina!), realizzare il manuale del corso, decidere quali informazioni teoriche trasmettere, procurarsi gli ingredienti (per questo seminario ne ho appena contati 68…) e il materiale biodegradabile, compostabile come piatti, bicchieri, posate per le degustazioni, creare la giusta atmosfera perchè il corso si realizzi al meglio…

A questo punto il pensiero mi torna ai tanti corsi di cucina che ho frequentato, e realizzo con stupore che in svariati di questi (anche in corsi costosi di esperti cuochi macrobiotici e di cucina naturale) non veniva dato il manuale delle ricette, a volte nemmeno dei fogli ‘volanti’ con le ricette; mi vengono in mente le degustazioni offerte in tristi piattini di plastica irriciclabili; mi ricordo corsi venduti come “corsi di una giornata” comprendevano in realta 3, 4 ore insieme e un misero pasto di degustazione di 4 ricette al massimo. E a  questo punto mi chiedo: “perchè i nostri standards sono così differenti???”

La risposta è molto semplice: torniamo alla coerenza iniziale. Torniamo al fatto che io non mangio nei piatti di plastica e mai li proporrei ai miei amici, che gioisco del fatto che un’altra persona possa trarre un reale beneficio da un corso di cucina e voglio fornirle gli strumenti necessari, come un manuale, perchè ciò avvenga, che amo mettermi nelle condizioni di dare alle persone non solo dei contenuti, ma parte di me. E che se in tutto questo sbaglio, almeno sbaglio avendo dato il massimo, senza risparmiarmi.

Come mi disse un giorno una cara saggia amica di nome Claudia, “se una cosa la vedi, vuole dire che ti tocca” che significa che dove c’è consapevolezza di un bisogno, non è possibile far finta di niente, diventa un dovere, una priorità personale, soddisfarlo….

Poi avrei anche dovuto confidare ad Emanuele che l’attenzione che si mette in alcune cose non è la stessa che si mette in altre, che a volte l’amore e la dedizione verso certi ideali ti fanno dimenticare altri aspetti importanti o scivolare con eclatanti cadute di stile proprio negli ambiti più delicati e fragili della vita, che la pazienza e la perseveranza in certi momenti possono venir oscurate da sentimenti meno nobili. Dell’esistenza di tutto ciò però, credo se ne sia già accorto da solo.

A Gesù non succedeva, ma si sa, lui era proprio speciale…

Per quanto riguarda la risposta che ho dato ad Emanuele… in quel momento ho solamente continuato a ridere…

Francesca