Se parliamo di cibo


Carlo Petrini è alla guida di Slow Food da più di vent’anni, con Terra Madre ha dato inizio ad una rivoluzione.

Terra Madre è la rete mondiale delle comunità locali del cibo.

E’ un’allenza tra chi produce il cibo e chi lo mangia, tra tutti coloro che nel mondo riconoscono il grande valore politico, economico e culturale del cibo.

Ricordo la prima volta che ho letto qualcosa a proposito del primo incontro che si stava organizzando, mi si è accesa la fiducia e la speranza: è un sogno – ho pensato- un progetto bellissimo.
E la bellezza salverà il mondo.

Il quotidiano inglese The Guardian ha inserito Petrini nel 2008, unico italiano, tra le “50 persone che potrebbero salvare il mondo”.

Questo brano è tratto dal suo libro Terra Madre.

Se avete voglia è uscito qualche anno fa anche il film di Ermanno Olmi. E’ un po’ lungo, ma merita assolutamente di essere visto.

Leggete il brano che segue, tratto dal testo di Petrini, e state in ascolto di quanto risulta profondamente vero e di quali sensazioni vi suscita.

Lorella

 

 

“Se voglio mangiare bene sono un elitario, se rispetto la tradizione sono ancorato al passato, se seguo regole di buona ecologia sono noioso, se guardo all’importanza del mondo rurale sono in cerca di bucoliche sensazioni…
E’ difficile parlare dell’importanza del cibo e dell’agricoltura, del valore di saper produrre e consumare alimenti in maniera sostenibile, senza incappare in simili critiche, più che altro figlie di luoghi comuni.
Il mangiare per svariate ragioni è sempre più al centro dei nostri pensieri e dei nostri discorsi. Ma più che piacere e gioia – come dovrebbe- genera incertezza, inquietudine, ansie, paure: l’atto tra i più indispensabili per la nostra sopravvivenza diventa un problema.
Il mangiare nel mondo di oggi è attraversato da continui paradossi. Fame nel mondo e malnutrizione, insieme alle pandemie planetarie dell’obesità e del diabete, sono facce della stessa medaglia. Pretendiamo la qualità, ci lamentiamo che costa cara, e poi spendiamo gli stessi soldi in junk food o banali prodotti di consumo. Seguiamo programmi televisivi che propinano ricette tutto il giorno ma non siamo più capaci di cucinare. Abbiamo a disposizione tutta la quantità di cibo che vogliamo e poi sudiamo duramente per dimagrire, mentre chi lotta per salvaguardare razze e varietà in via d’estinzione, per promuovere il buono che c’è ancora nelle nostre campagne e per educare al piacere del cibo, è bollato come un elitario.
Il cibo è il nostro legame più profondo con il mondo esterno, con la Natura: mangiare ci rende parte di un sistema complesso che gli antichi descrivevano come “il respiro della Terra”.
E’ il metabolismo ciò che distingue gli esseri viventi da quelli inanimati. Noi abbiamo un metabolismo, ciò che mangiamo ha un metabolismo, la terra ha un metabolismo. Tutti i processi vitali sono profondamente collegati fra loro. Forse le radici del problema stanno in un modello di sviluppo che ha preso il sopravvento in tutte le attività umane, rispetto al quale anche il cibo non è sfuggito alle regole. Con l’industrializzazione e il primato di una visione riduzionista e meccanicistica, ha trionfato il consumismo: siamo diventati l’homo consumens.
L’uomo si è convinto di essere fuori dal ciclo naturale, di poter disporre della Natura a suo piacimento e, in virtù della fiducia nella propria capacità di poter produrre qualsiasi cosa, ha pensato che anche la produzione più intimamente legata al mondo naturale potesse sottostare a queste leggi.
Il cibo si è trasformato da elemento vitale, identitario, da miracolo della natura che si trasforma in cultura, in un prodotto come gli altri che risponde a tutte le leggi del consumismo: da quelle di mercato fino a quelle dello spreco.
Il nostro retroterra, fatto di saperi pratici, di conoscenze tradizionali e ancestrali, di capacità di vivere in sintonia con la Natura, è stato improvvisamente cancellato e dimenticato, come quando si butta via il bambino con l’acqua sporca. Ma non è stato soltanto il patrimonio culturale tipico delle società rurali ad essere spazzato via dalla modernità. E’stato proprio il nostro rapporto con il cibo, il significato del predicato verbale “ mangiare”, a subire un taglio netto rispetto alla continuità di ciò che è sempre stato nella storia dell’uomo. L’anello di congiunzione tra noi e il mondo che ci circonda, che tiene insieme il complesso sistema della nostra esistenza, si è spezzato. Per questa ragione le società tradizionali, che con spirito olistico – per di più inconsapevole – vivevano e vivono ancora questa dimensione in maniera proficua, hanno molto da insegnarci e ciò a prescindere dal loro grado di modernità e ricchezza.
Mangiare oggi genera incertezza, ansie e paure perché pretendendo di tenere la Natura fuori dalla sfera umana, abbiamo finito con l’estromettere anche il cibo, dimenticandoci il significato di un’azione che compiamo almeno tre volte al giorno tutti i giorni. La produzione e trasformazione degli alimenti è uscita dalle nostre case per essere demandata a soggetti terzi, non ne possediamo più i segreti e, non conoscendoli più, dobbiamo comprarli con il denaro, come comperiamo tutto ciò che ci serve, o crediamo ci serva.
Il cibo oggi è prodotto soprattutto per essere venduto, non per essere mangiato. Ridurre il nostro rapporto con ciò che mangiamo quasi esclusivamente a una serie di operazioni di mercato è sia la causa sia l’effetto di un sistema che ha tolto valore al cibo e ha tolto significato alle nostre vite. Un sistema che ha stravolto il significato del verbo mangiare, trasformandolo da attivo in passivo per molti cittadini della Terra.”
 
Carlo Petrini – “Terra Madre, come non farci mangiare dal cibo” – Slow Food Editore

 


Commenti (4)

  1. LUCY

    Il mondo è in rovina, ma ciò che interessa veramente alla gente è rifarsi i connotati. C’ è molta indifferenza per la nostra terra. Forse anche perchè siamo talmente presi dai prolblemi e dai noi stessi che ci dimentichiamo che nulla è eterno compreso il mondo.

    • lorella

      Ciao Lucy, hai ragione. Ci dimentichiamo che nulla è eterno. Diventare capaci di ricordarselo nelle piccole cose della vita, tutti i giorni, rende la vita stessa migliore, le dona sapore. E aiuta anche a prestare più attenzione al luogo che ci ospita momentaneamente, la nostra Terra.
      Un abbraccio!

  2. Alobeto

    Per fortuna le cose stanno cambiando in meglio! Più gente di prima é attenta a distinguere tra i prodotti trattati e no. Daiii, Ricordo che quando ero vegetariano mi chiedevano: il prosciutto lo mangi vero? Non é carne….:)

    • lorella

      E’ vero, sembra che le cose stiano cambiando. Speriamo in questa onda nuova di consapevolezza, che sia grande e potente!

I commenti sono chiusi.