Semi, api e speranza


Dopo alcuni anni passati a disintossicarmi dall’eccesso di informazione, ora ho ripreso a interessarmi di ciò che succede nel mondo. Non so se è stata una decisione saggia. Le news dal mondo non sono buone.

La sensazione che provo a cercare un nesso fra le problematiche globali di cui leggo ogni giorno è di sgomento, e schiacciante impotenza. Guerre, ingiustizia, fame, oppressione, inquinamento, sfruttamento, riscaldamento globale.
Sento di essere persa, insieme ad altri sette miliardi di esseri umani, in un labirinto circolare.
Come Teseo credo che esista il modo di uscirne e mi rassicura sentire di stringere nella mano il filo che so capace di portarmi fuori.
E’ il filo delle scelte che ogni giorno compio, degli impegni che mi assumo e dei compromessi che non accetto.
Capita di incontrare altri esseri che stringono a loro volta un filo nella mano.
Ci si scambia uno sguardo incrociandosi lungo il cammino e ci si riconosce.

Vandana Shiva, incontrata sabato al Sana di Bologna, stringe un filo robusto tra le mani, capace di guidare fuori dal labirinto molti altri insieme a lei.

Il suo progetto si chiama Navdanya e mette al centro l’impegno per un’agricoltura sostenibile. Diffonde la cultura del cibo locale, difende l’ambiente e la biodiversità e colloca l’economia al servizio delle persone e del pianeta.
Promuove una nuova cultura alimentare capace di integrare sapere e ricerca scientifica con esperienza e tradizione.
Tradotto in pratica vuol dire salvare la biodiversità, difendere gli agricoltori, promuovere il biologico.

Vandana parla in modo chiaro e diretto. Le bugie dell’agricoltura intensiva che ci raccontava di poter risolvere la fame nel mondo non stanno più in piedi.

 Le recenti leggi europee di protezione sui semi difendono un criterio di uniformità che è palesemente contrario alle leggi naturali di biodiversità. E’ una forma di protezionismo voluta dall’industria agroalimentare per instaurare una gestione monopolistica dei semi per fini di controllo e profitto. Valorizzare l’uniformità invece della diversità rende necessario e giustifica l’intervento della chimica per difendere le coltivazioni e la resa produttiva.

E’ una scelta politica che apre la strada a un’agricoltura tossica e perversa.

Leggi che impediscano di coltivare la terra secondo la propria tradizione e costringano a usare i semi delle multinazionali sono leggi criminali.
Sono leggi contrarie alla natura e alla democrazia agricola. Impediscono la sovranità alimentare.
Sostengono l’agricoltura industriale che crea deserti e avvelena i sistemi biologici di cui gli esseri umani fanno parte, insieme alle api, agli animali e ai microrganismi del suolo.

Della morìa delle api si è molto parlato. La tragedia non è che restiamo senza miele.
Senza l’opera indispensabile di impollinazione svolta da questi insetti si interrompe il cerchio della vita. Gli insetti impollinatori muoiono perché i pesticidi chimici usati nei trattamenti delle colture risultano neurotossici e li uccidono.

Ciò che si produce nell’agricoltura intensiva è un cibo che racconta una storia di sfruttamento e distruzione del suolo, della biodiversità e delle riserve d’acqua.

La nostra responsabilità come consumatori è imparare a capire il linguaggio di ciò che stiamo mangiando, comprendere quel cibo che storia ci sta raccontando.
Per uscire dal labirinto in cui ci troviamo è necessario che sia una storia in cui è normale un’agricoltura in armonia con l’ambiente, biologica, sostenibile.
E’ necessario che sia una storia in cui l’agricoltura tossica venga eliminata come perversa degenerazione.

Ervin Laszlo, teorico dei sistemi, lo chiama “il punto del caos”.
Assistiamo a una tensione in aumento fra due tendenze opposte:
rapida crescita della richiesta di risorse fisiche e della ricchezza biologica del pianeta;
crescente dissoluzione delle risorse fisiche e della ricchezza biologica del pianeta

Risolvere la sostenibilità ecologica significa armonizzare queste due forze.

L’eroe in grado di riuscire nell’impresa può essere solo un contadino, l’unico capace di credere davvero che la prossima stagione possa essere meglio della presente.
L’alleanza fra agricoltori responsabili e consumatori consapevoli è garanzia di tutela della fertilità della Terra.
E pare che le api, in Europa, comincino a tornare.

Lorella

 

 

 


Commenti (3)

  1. loredana fantini

    concordo in pieno con ciò che hai scritto e la notizia buona è che ci sono sempre più giovani che scelgono di fare gli agricoltori e farlo in modo sano, sempre più gente cerca cibi sani e a km zero e si assume la responsabilità di sostenere chi si prende l’impegno di coltivare la terra in modo sostenibile. Ce la faremo!
    Grazie per la tua sensibilità su questi temi
    ciao

  2. Alessia

    Presente anche io sabato e profondamente toccata dalla questione…peccato solo non averti incontrata per un saluto! A prestoooooo!

  3. Lorella

    Ciao ragazze, grazie per i vostri commenti! È vero, le persone cominciano ad avere interesse, chiedono, riflettono, scelgono di cambiare qualcosa. Remare contro la corrente principale è sempre faticoso ma essere insieme aiuta e rinsalda. Cara Loredana, cara Alessia, spero di abbracciarvi presto.

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