Cioccolato a Modica


 
Seduta sotto a un fico davanti al panorama di Modica.
Il cibo qui in Sicilia è un’esperienza intensa. Tutti i piatti gustati riportano a un legame profondo con la terra e con ciò che produce.
Ho trovato qui le origini di molte delle proposte che noi interpretiamo nella nostra cucina.

La frutta secca triturata sulla pasta, il pangrattato tostato con le erbe aromatiche, le farine molite a pietra, le spezie nei dolci, il pesce azzurro con gli agrumi.

 

La stagionalità osservata con rispetto. Per ogni ingrediente il piacere di aspettare il suo tempo migliore. Lunghe disquisizioni sui piatti con i camerieri, di ogni piatto una storia personale da raccontare. Trovo un posticino tranquillo e vengo a stare qui, nella Sicilia orientale, con la presenza forte dell’Etna a dare sapore alla terra e il vento del mare che profuma la pelle.

Pomodori essiccati al sole. Il calore ha accentuato il dolce, masticando si manifesta l’acidulo e aumenta la salivazione. I sali che la pianta tenace del pomodoro ha estratto dalla terra si sono concentrati nella buccia e uniti alla morbidezza dell’ulivo siculo condiscono il piatto: semplice, povero, contadino e sublime.

 

In medicina tradizionale cinese si dice che l’uomo è nutrito dai soffi del cielo e dai sapori della terra. Qui mi sento esattamente a metà fra cielo e terra, coltivata dagli elementi come un arbusto mediterraneo.

Penso a tutti gli esseri umani vissuti qui. Il loro lavoro. L’eleganza del barocco, ridondante e leggera come un merletto.
Penso alle mani delle monache che si muovono veloci tra i fili dei pizzi dei corredi per gli altari, penso alle mani degli uomini che scavano la pietra e la trasformano in volute e riccioli morbidi.
Penso ai colori degli artisti, azzurro e oro, le volte di San Pietro a Modica.

E poi penso alle mani dei contadini secche come la terra. Le mani dei pescatori solcate dal sale.

Nel tempo mentre questa bellezza era progettata, e realizzata, e distrutta, e ricostruita, la gloria terrena di Dio e della sua chiesa, mute di contadini e pescatori e pastori senza nome procuravano il cibo quotidiano. Vivevano e morivano continuando a lavorare perché ci fosse cibo per le donne, i bambini, gli artisti, gli operai, le monache, i preti e i vescovi.

A Ragusa Ibla, su una panchina davanti a San Giuseppe, un signore anziano ci ha chiesto di dove siamo. Gli dispiaceva per quelli del nord, li vede alla televisione, ma come si fa a vivere così, che piove sempre e fa freddo?

 

Quanti anni ho secondo voi, ci ha chiesto. Lo ha chiesto in realtà a Nicola, a me che sono una donna ha rivolto solo il saluto e pochi sguardi. Non abbiamo indovinato, ne aveva 85, lo ha detto ridacchiando soddisfatto. Fino a 80 anni aveva lavorato come agricoltore. Lodava il lavoro di restauro della sua città, soprattutto le pavimentazioni in blocchi di pietra.
Nicola lo ha filmato e pubblicato all’istante in rete.

A lui, testimone del lavoro agricolo, va la mia gratitudine per il cibo squisito gustato in Sicilia.

Ho incontrato un vecchio pescatore seduto sul muro nel porticciolo di Aci Trezza, mentre aggiustava le sue reti. Era mattino presto, ci siamo salutati compostamente. Ora mi manca un pastore per rivolgere anche a lui almeno un pensiero riconoscente.

 

Del cioccolato cosa dire? Questo di Modica è squisito. Granuloso e profumato. Pasta di cacao amara purissima e zucchero di canna di prima scelta.


Casa don Puglisi è il nome del laboratorio dolciario che lo produce. E’ una casa di accoglienza della Caritas, ci lavorano le mamme accolte nella casa. Don Pino Puglisi è un prete siciliano ucciso dalla mafia.

Lorella

 


Commenti (2)

I commenti sono chiusi.