Riso basmati in crema di spinaci al cocco


Domenica pomeriggio d’estate, aria immobile e cicale scatenate.
Ricordo l’infanzia, la stessa sensazione di tempo rallentato e volontà debole.

Pochi anni fa, in questi giorni, ero in un monastero, in Cina.

 

I monaci non ci vivono più, ora è un’attrazione turistica.
I Cinesi con spirito pragmatico lo hanno restaurato, riverniciato e reso accessibile facilmente costruendo una scalinata in cemento. Gruppi di turisti, guidati da rumorose guide, salgono in fretta e sciamano in questi luoghi, guardano in basso, passano da una stanza all’altra e, senza fermarsi ridiscendono.

Ci sono vetri di protezione per impedire a qualche impaziente cercatore di tentare di elevare lo spirito tramite il volo in caduta libera.

All’inizio un senso di desolazione, spesso provato in Cina in luoghi pieni di incanto profanati in modo gretto.
Poi lo stupore prevale. Cammino e ascolto i miei passi risuonare sul legno, isolandomi dagli altri turisti, soprattutto cinesi, chiassosi come adolescenti in gita, e mi pare di sentire dentro l’eco sottile della devozione, la calma serenità che ha abitato nei secoli queste stanze.

 

Il Monastero di Xuankong Si.

Si trova su una parete del monte Heng, una delle cinque montagne sacre della religione taoista, vicino a Datong.
Secondo la leggenda fu costruito da un solo uomo, un monaco di nome Liao Ran, più di 1.500 anni fa. Il suo nome significa “tempio sospeso”. E’ sorretto da travi di quercia inserite in buchi scavati nella montagna, la vera struttura portante è la montagna stessa. E’ composto da quaranta sale, tutte scolpite nella pietra e collegate tra loro da una serie di passaggi e ponti. Le sottilissime colonne in legno lo sostengono e evidenziano il senso di precarietà. Visto da sotto sembra sul punto di cadere al primo soffio di vento.

Ci sono statue di Sakyamuni, Laotzi, Confucio a testimoniare i culti che si sono succeduti e mescolati nel tempo.

La via del sé del buddismo. L’illuminazione improvvisa e l’assenza di pensiero del taoismo. L’etica rigorosa del confucianesimo.

In estrema sintesi, per tutti l’amore universale è la miglior pratica.

Per onorare questo ricordo d’Oriente stasera cucino il riso.

Lorella

 

RISO BASMATI IN CREMA DI SPINACI AL COCCO
(ricetta per 3/4 persone)

  • 200 g. di riso Basmati bianco
  • 450 g. di acqua calda salata o brodo vegetale delicato
  • 300 g. spinaci puliti
  • 1 cipollotto bianco di grandi dimensioni tritato
  • 60 g. di latte di cocco
  • 2 C. di olio evo
  • 2/3 gocce di olio essenziale di lemongrass (facoltativo)
  • 1/2 limone scorza grattugiata
  • 2 C. di mandorle tostate tritate
  • sale e pepe

 

Tagliare piuttosto fini gli spinaci.
In una padella grande, dotata di coperchio che chiuda bene, far scaldare l’olio e aggiungere il cipollotto tritato. Far rosolare a fuoco vivo mescolando, aggiungere il sale e continuare la cottura per una decina di minuti.
Mettere in padella anche gli spinaci, chiudere con il coperchio, abbassare la fiamma e lasciare cuocere per dieci minuti. Spegnere il fuoco, togliere il coperchio e far raffreddare, mescolando e regolando di sale e pepe. Una volta tiepidi trasferire gli spinaci su di un tagliere e tritarli a coltello.
Tostare brevemente il riso in una casseruola e poi aggiungere l’acqua e terminare la cottura, occorrono circa dieci minuti. Regolare la fiamma facendo assorbire al riso tutta l’acqua. Spegnere la fiamma e coprire con il coperchio, lasciare riposare il riso per qualche minuto.
Unire agli spinaci il latte di cocco e mescolare.
Unire anche il riso e l’olio essenziale di lemongrass o la scorza di limone. Usare una ciotolina adatta come dimensioni o un coppapasta e impiattare il riso al centro dei piatti individuali.
Cospargere con le mandorle tritate e servire.