Consigli anticancro su D di Repubblica


Ero partita per scrivere una ricetta, ma proprio mentre mi stavo sedendo davanti al computer, mi è arrivato un messaggio di Angelica che mi invitava a leggere un articolo, pubblicato oggi su D di Repubblica, dal titolo alquanto accattivante…
Detto fatto, l’ho cercato subito e ora eccomi qui a condividerlo con voi. E’ davvero interessante. Riassume tutto quello che diciamo ai nostri corsi, che crediamo profondamente vero, e che ci spinge a divulgare una cultura alimentare libera, sana e gustosa.
Mi sono permessa di evidenziare alcune parti per rendelo più leggibile e di facile consultazione e di inserire qualche immagine per spezzare un poco la scrittura.
Buona lettura!!

Salute

“Consigli anticancro: i magnifici sette” di Daniela Condorelli

Il progresso val bene una scatola di cioccolatini.

Dal 3 all’11 novembre si parlerà di cancro in tutt’Italia.
Lo faranno i ricercatori nelle radio, nelle tv e nelle scuole, e i volontari nelle piazze.
La lotta al cancro arriverà perfino nei supermercati, con la raccolta fondi della settimana della buona spesa dei Giorni della ricerca.

Sono solo alcune delle iniziative promosse dall’Airc, airc.it, che risponde al numero verde 800.350.350.
(In questa pagina trovate un’interessante intervista al prof. Berrino.)

E che non si stanca di ricordare che una delle armi più potenti per sconfiggere i tumori è nelle nostre mani: la spesa con cui riempiamo le dispense.

Sono tre su dieci i tumori che si prevengono in cucina.

E il perché è sempre più chiaro.
Anna Villarini, ricercatrice nel Dipartimento di medicina predittiva e per la prevenzione dell’Istituto dei Tumori, (autrice di due testi imperdibili “Prevenire i tumori mangiando con gusto” e “Scegli ciò che mangi”, entrambi editi da Sperling & Kupfer) fa il punto sui meccanismi con cui il cibo tiene alla larga i tumori oppure li aiuta a crescere.

A noi scegliere.

1. Controllare l’insulina.

Insulina alta nel sangue ha effetti sul sistema endocrino. Troppa insulina in circolo significa, per esempio, iperproduzione di testosterone da parte delle ovaie e di un fattore di crescita, l’Igf-1, di cui le cellule tumorali sono ghiotte. Più ormoni sessuali e più fattori di crescita liberi di circolare stimolano la proliferazione delle cellule della ghiandola mammaria. Tutte, comprese quelle del cancro. Ecco perché oggi il primo consiglio di una cucina antitumore è tenere a bada l’insulina. Evitando i carboidrati raffinati che hanno un alto indice glicemico, cioè alzano rapidamente la glicemia stimolando il pancreas a produrre più insulina. No a zucchero bianco, che stimola la produzione di insulina anche se ne mangiamo poco, ma no anche a quello di canna, che non è integrale, ma caramellato. E no (o almeno ridurne il consumo) anche a pane bianco e cibi preparati con farine “0” e “00”. Più serenità per la pasta: la semola di grano duro ha un indice glicemico più basso. Non solo: una migliore gestione del metabolismo, favorita da mezz’ora di attività fisica, contribuisce ad abbassare l’insulina. La raccomandazione viene dal Fondo Mondiale per la Ricerca sul Cancro, wcrf.org.

2. Ridurre l’infiammazione.

Il consiglio è talmente valido che c’è chi sta provando gli effetti anticancro di un’aspirina al giorno. In attesa dell’esito delle ricerche, la strategia migliore resta lo stile di vita, che tiene a bada i processi infiammatori con l’alimentazione. Il motivo: le cellule tumorali, al contrario di quelle sane, crescono meglio nei tessuti infiammati. La dieta antinfiammatoria dimentica la carne rossa e sceglie il pesce piccolo e povero, meglio se azzurro. Limita così gli omega 6 per preferire l’omega 3 di cui sono ricchi i pesci piccoli dei nostri mari, magari inquinati, ma che non hanno avuto tempo di assorbire troppi metalli pesanti. Di recente si sono moltiplicati gli studi sulla curcuma, spezia indiana che viene però assorbita solo se abbinata al pepe.

Antinfiammatorio per eccellenza è anche lo zenzero.

 

Curcuma, pepe e zenzero si trovano nel curry. Potente antinfiammatorio, infine, la tricina contenuta nel riso integrale; in quello bianco viene tolta insieme alla fibra. Ecco perché il Wcrf raccomanda solo cereali integrali.

3. Contrastare l’ossidazione.

È forse il più studiato dei suggerimenti anticancro. Le sostanze ossidanti attaccano la membrana cellulare aumentando il rischio che il Dna della cellula muti. L’ossidazione dei tessuti è favorita dalla carne rossa, dall’eccesso di grassi saturi (burro, carne, lardo, formaggi) e dal consumo di alimenti a cui si è intolleranti. Ma attenzione a non farsi ingannare dagli integratori: sostanze antiossidanti come betacarotene, vitamina C, E o licopene sono efficaci se si mangiano (600 grammi tra frutta e verdura al giorno è l’optimum), ma non se assunti in pillole o fialette. Dopo che più di uno studio ha dimostrato che gli integratori, ad alte dosi e lunghi periodi, aumentano le probabilità di cancro, il Fondo mondiale per la ricerca ha raccomandato di starne alla larga.

4. Eliminare le sostanze tossiche.

Il cibo può attivare enzimi detossificanti che agiscono sul fegato favorendo il metabolismo di sostanze estranee, anche cancerogene. L’eliminazione attraverso i reni avviene più in fretta e le sostanze tossiche non vanno in circolo. Tra i detossificanti ci sono le crucifere, cioè cavoli e affini, grazie alla presenza di composti solforati.

Il motivo per cui il Wcrf consiglia poi di aggiungere fibre a ogni pasto (cereali integrali, legumi e verdure) è che si legano alle sostanze tossiche prima che vengano assorbite e ne accelerano l’eliminazione. Anche il movimento è detossificante perché aumenta la motilità intestinale.

5. Tenere a bada gli estrogeni.

Le donne che dopo la menopausa mangiano cibi ricchi di lignani hanno il 14 per cento di probabilità in meno di sviluppare un tumore del seno. Lo dice una revisione di 21 studi condotta dal German Cancer Research Center. Il motivo? La capacità di queste molecole di legarsi con i recettori degli estrogeni e modificarne l’attività impedendo che favoriscano la proliferazione delle cellule. È lo stesso meccanismo dei fitoestrogeni della soia. Arricchire il piatto di lignani significa aggiungere semi di lino e di sesamo, ma anche broccoli, cavoli, soprattutto il cavolo verza e perfino le albicocche.

6. Affamare le cellule.

L’anti angiogenesi è una delle strade più nuove. Significa bloccare lo sviluppo di nuovi vasi sanguigni vicino al tumore, per affamarlo. In laboratorio, lamponi, ribes, more, mirtilli e melograno, grazie all’acido ellagico sembrano impedire alle cellule tumorali di formare nuovi vasi per nutrirsi. In attesa delle conferme sull’uomo, farne scorta è una buona idea, anche solo per le potenti proprietà antiossidanti.

7. Potenziare le difese.

È il consiglio sovrano, la summa dei precedenti. Se le difese dell’organismo sono agguerrite, si attivano meglio e prima i meccanismi di distruzione delle cellule cancerose. Sono utili i cereali integrali, 5 porzioni di frutta e verdura al giorno, pari a 600 grammi, meglio se arcobaleno. E ancora: gli omega 3 del pesce (ottimo lo sgombro) perché validi immunonutrienti. Oltre all’immancabile mezz’ora di attività fisica.

 

L’idea che la spesa che noi facciamo ogni giorno sia un’arma potentissima per mantenere lo stato di salute o riacquistarlo dopo una malattia è un’idea tanto semplice quanto rivoluzionaria.
La nostra salute passa anche dalle nostre mani e dalle nostre scelte.

E a proposito della spesa con cui riempiamo i nostri carrelli prima, e le nostre dispense subito dopo, a brevissimo sarà scaricabile gratuitamente un e-book dal titolo “Le regole per fare la spesa”. Non perdertelo!!

Silvia


Commenti (4)

  1. Paolo

    Quanto leggo sono esattamente le cose che mi avete da subito consigliato e che ho sempre seguito, per come e quanto ho potuto, con attenzione oltre che con piacere.
    Il mio percorso lo conoscete ed ho la certezza che i piccoli/enormi risultati ottenuti, se saranno confermati da ulteriori indagini (teniamo alta la guardia e manteniamo un cauto ottimismo :-)), siano per una grandissima parte merito vostro e dell’amorevole energia con la quale avete saputo trasmettere con parole semplici grandi verità.
    Vi voglio bene sisters.
    Un abbraccio e a presto (spero nella vostra grande ed accogliente cucina)

  2. francesca

    Il merito è tuo: in particolare della fiducia con la quale hai deciso di seguire ciò che ti abbiamo proposto e della grande volontà con cui hai perseguito un obiettivo dato…

    A noi resta però l’impagabile soddisfazione di vedere una persona cara forte del fatto che può ancora contare sul proprio corpo e l’onore di sentirsi al suo fianco in un cammino di scoperta e crescita insieme.

    ti vogliamo bene anche noi e confermo tanta voglia di vederti ed abbracciarti di persona…vedi di venirci a trovare presto dai!!!

    bacione

    Fra

  3. valeria

    Ciao, grazie di questi preziosi consigli ed aggiornamenti… vi chiedevo solo una cosa come appassionata di torte fatte in casa: lo zucchero mascobado deve essere inteso come integrale oppure è anche questo caramellato come dice nell’articolo??? Presenta dei vantaggi rispetto allo zucchero bianco, in termini di salute e di controllo della glicemia oppure sono equivalenti??

    grazie tante! valeria

    • Disanapianta

      Ciao Valeria,
      curiosando nel blog come solo nelle giornate di ozio può accadere che succeda, ho trovato il tuo commento e ho scoperto con orrore che nessuna di noi ti aveva risposto! Scusaci, ci deve essere sfuggito…
      Veniamo alle tue domande: lo zucchero integrale, come il mascobado, è un alimento vero e proprio, pochissimo raffinato, che viene dalla canna da zucchero e che è ricco di sali minerali e vitamine. Premesso che in particolari condizioni di malattia, ogni zucchero dovrebbe essere eliminato, in condizioni di salute normale e tenendo presente di non eccedere, l’utilizzo di tale prodotto non è da demonizzare. Io ne evito l’uso quotidiano (così come non mangio tutti i giorni torte) però capita che faccia una torta con questo tipo di zucchero. Di norma cerco di variare, a volte il mascobado, a volte il malto, a volte lo sciroppo d’acero… In questo la pasticceria naturale può aiutare molto poichè cerca sempre delle alternative allo zucchero e dove può utilizza la frutta secca (prugne, datteri, uvetta) al posto dei dolcificanti.
      Per quanto riguarda il controllo della glicemia, qualsiasi zucchero che ingeriamo, anche quello della frutta può portare ad un picco glicemico (dipende sempre dalle quantità…). Il discorso è molto diverso in condizioni di salute o di malattia. In ogni caso lo zucchero, il miele, lo sciroppo d’acero danno un forte picco glicemico. L’unico ad avere un indice glicemico piuttosto basso è lo sciroppo d’agave. Oppure la stevia (ma di questa conosco poco e secondo me è da troppo poco tempo sul mercato per poter trarre delle conclusioni…).
      Spero di averti risposto, seppur con ritardo!
      Silvia

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